Scetticismo e cinismo, "divertenti"

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Il Padrino_O
view post Posted on 19/9/2007, 14:23




come l'altra :)

Oggi ci apprestiamo ad affrontare due delle scuole più controverse dell'Età Ellenistica, per non dire dell'intera Filosofia Antica: lo scetticismo e il cinismo. Ora, una piccola premessa per comprendere meglio il discorso: i termini cinico e scettico stanno ora ad indicare persone molto diverse da quelle che potevano appartenere alle rispettive scuole nei primi secoli PEV. Il cinico adesso riflette la testa di cazzo vagamente egoista e lo scettico invece l'incredulo, bene, dimenticatevi per un attimo queste definizioni.

Lo Scetticismo

"Nulla noi definiamo"


Lo scetticismo, scuola (sebbene senza alcuna connotazione geografica precisa, come poteva essere il Liceo o il Giardino) fondata da Pirrone e proseguita da loschi individui come Arcesilao di Pitane e Carneade di Cirene porta alle estreme conseguenze il "non sapere" socratico, elevandolo a cardine della propria filosofia. Gli scettici infatti si pongono come oppositori a qualsiasi tipo di dogmatismo, inteso come accettazione di una determinata teoria, rendendosi naturali nemici degli stoici. Pirrone e compagni affermano che la Verità è irraggiungibile, che i sensi umani non sono capaci portarci alla conoscenza e che il vero saggio non può che sospendere il suo giudizio su qualsiasi cosa, astenendosi da qualsiasi opinione. Per raggiungere la felicità quindi si deve ricercare il completo distacco da qualsiasi cosa, non solo le passioni come gli stoici. Dei quali ad esempio, contestano la logica come mezzo per raggiungere la verità e la conoscenza. Infatti i sillogismi e simili si fondano su delle premesse, le quali allora volta devono essere vere (quindi altri sillogismi) e così via all'infinito. In una parola: borda!

Il Cinismo

"Cosa è un filosofo che non
danneggia i sentimenti di qualcuno?"
Diogene di Sinope


Antistene il "Vero Cane", Diogene di Sinope il "Cane Reale", Cratete e Ipparchia, questi i nomi degli eccentrici appartenenti alla scuola del cane. Anche questi, come gli scettici, schifano i valori i dogmi e altre simili velleità platoniche. Per raggiungere la felicità si deve vivere secondo natura, ma non la Natura-Destino stoica, bensì la Vera natura, quella degli animali e dei bisogni naturali. Bisogna distruggere i valori e le costruzioni della società, rigettare tutti gli schemi civili del vivere, rifiutare la cultura, non curarsi delle convenienze, prendersi gioco del giudizio e dello sguardo altrui. Numerosi sono gli aneddoti che, se inseriti in questo contesto, rivelano il pensiero dei Cani. Diogene, avvolto nel suo logoro doppio mantello, che agita, in pieno giorno, una lanterna. Cerca l'uomo. Cerca l'Uomo di Platone, l'idea platonica di uomo. Antistene aveva già chiarito le cose con il suo "vedo sì il cavallo, ma non la cavallinità". O ancora Diogene che sentendo Platone dire che l'uomo è un pennuto senza piume gli lancia addosso un pollo spennato: "Ecco il tuo uomo!". Diogene l'uomo che viveva in un'anfora, che, vedendo un bambino bere dall'incavo delle mani, butta la sua unica scodella. Diogene che si masturba sulla pubblica piazza, che invita Alessandro Magno a spostarsi perché gli copre il sole. Il Cane Reale si chiede come mai gli uomini non possano essere così innocenti come gli animali nello svolgere le proprie funzioni, come bere, mangiare e trombare. E così, seguendo il suo consiglio, Cratete e Ipparchia scopano davanti a tutti, in piazza, senza alcun pudore. Diogene di Sinope al quale l'altro Diogene, il Laerzio, in un frammento non considerato attendibile, attribuisce il cannibalismo.
I cinici rigettano i piaceri, ma in un modo che solo i filosofi possono fare. Antistene associa il piacere al male supremo e allo stesso tempo lo vediamo entrare e uscire dai bordelli. Come si spiega questo? Nella differenza tra i piaceri dell'avere: ricchezza, fama, famiglia, onore e tutto il resto, piaceri che possono andarsene, piaceri maligni e i piaceri dell'essere: solo questi ultimi sono associati ai filosofi, i quali possono anche godere dei primi, ma con occhio diverso. Il filosofo deride il piacere del popolino e può quindi goderne con più raffinatezza. Quando viene rimproverato a Diogene di frequentare case chiuse questo risponde: "Il sole entra anche nelle latrine senza cessare di essere se stesso, e soprattutto senza sporcarsi"
 
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V3ronik@
view post Posted on 24/9/2007, 12:43




nn ho letto manco le prime 3 righe xD
 
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1 replies since 19/9/2007, 14:23   199 views
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