Epicureismo e stoicismo, guide semi divertenti

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Il Padrino_O
view post Posted on 19/9/2007, 14:21




premetto... non l'ho scritto io, per chi vuole farsi 4 risate... al fine, il relatore è molto di parte e parziale :D

Il contesto storico

Le filosofia ellenica si sviluppa in un contesto radicalmente diverso da quello in cui Platone il coglione fonda la sua scuola. Ai tempi infatti la Grecia era una democrazia, e quindi i cittadini phyghy (ricchi, maschi, adulti e ateniesi) potevano infilare il naso (e pure qualcos'altro) nella politica cittadina e nelle decisioni importanti. Questo portava i filosofi a dover educare le persona ad essere dei buoni politici (vedi i sofisti) e a fare scelte per il "bene comune" (vedi Platone con il suo stato governato da filosofi). Ora però le cose sono cambiate, Alessandro Magno ha conquistato tutto, ha tirato il calzino in fretta e il mondo antico si ritrova con diversi regnotti cosmopoliti, grossomodo monarchici. Cosa gliene dovrebbe fregare ora della politica, quando c'è il re che pensa a tutto? Un cazzo, e infatti i filosofi si occupano tanto del bene collettivo quanto del raggiungimento della felicità (e poi dicono che la filosofia non serve a nulla).

L'Epicureismo


"Nessun piacere è di per se stesso un male:
però i mezzi per procurarsi certi piaceri
arrecano molti più tormenti che piaceri."
Epicuro, Massime Capitali


Oh! Finalmente una Filosofia degna di questo nome. In soldoni, la felicità si raggiunge con il piacere, e il piacere con l'assenza di dolore. Per montare quindi la vostra Felicità® basta seguire semplici istruzioni: non impegnarsi in affari politici, che non portano mai piena soddisfazione, non indulgere troppo in piaceri temporanei, che sennò quando ve li levano ci rimanete di merda, non aver paura della morte: quando voi ci siete lei non c'è e quando lei c'è voi non ci siete, non avete paura degli dei che non ti caano nemmeno di striscio, ricordare che il dolore se è intenso è breve e se è prolungato è sopportabile. O ancora più riassunto: studiate bene l'aritmetica e fate sempre un conto di quanto un'azione possa portavi piacere e quanto dispiacere, se la somma è positiva allora ok, altrimenti evitate.
Anche se detta così è un'offesa all'Epicureismo. Perciò, siccome è la mia scuola preferita, mi ci soffermerò dell'altro. Se non vi interessa farvi una cultura, allora spegnete il computer e usate pure il mouse come sonda anale ripetendo per cinque minuti "vuolsi così colà come si puote ciò che vuole e più non dimandare".
Partiamo dal maestro di questa scuola Epicuro da Samo, figlio di un maestro e di una che ti veniva a pregare in casa (spiegatemi che mestiere sia questo), ha sempre "goduto" di cattiva salute, tanto che il suo pupillo Metrodoro scrive anche un libro Sulla cattiva salute di Epicuro. Si capisce quindi perché la sua filosofia fosse incentrata sull'assenza del dolore per raggiungere la felicità. Nonostante questo però, visse ben 72 anni, morendo infine con gli amici e un sorso di vino, tranquillo e felice. Lui e i suoi discepoli venivano sovente associate ai porci. La filosofia epicurea non era di certo innovativa nelle basi, in quanto la fisica veniva presa quasi interamente dall'Atomismo di Democrito e l'etica del piacere da Aristippo di Cirene. Viene spesso rimproverato ad Epicuro di essere un debosciato, un donnaiolo, di vomitare 2 volte al giorno per potersi ingozzare, di indulgere in continue orgie, di essere ladro, opportunista, osceno. In realtà solo calunnie degli avversari. Come potrebbe un uomo dalla salute cagionevole indulgere in tutto questo? Epicuro, al contrario dei suoi seguaci, segue un edonismo ascetico e moderato. Un aneddoto narra che un giorno i suoi discepoli, volendo dare una festa, gli chiesero cosa ci fosse da comprare e lui chiese solo un piatto di formaggio. La sua vita moderata è confermata anche dai numerosi suoi inviti alla prudenza, alla misura, alla filosofia e all'amicizia, piuttosto che al lusso, all'eccesso e alla passione amorosa.
Il suo obiettivo era soprattutto lo sradicare tutti i negativismi che avevano portato le filosofie idealistiche come quella platonica e quella stoica. L'epicureismo è una medicina, è la prima filosofia intesa come cura di sé (a proposito, un po' di bibliografia: Michael Onfray "Le Saggezze Antiche" e "La scultura di sé" entrambi Fazi Editore). Tutti (che illuso che sono) ricorderanno il Tetrafarmaco, che in Epicuro però non trova nessun riferimento diretto. Il tetrafarmaco lo troviamo espresso chiaramente invece in Filodemo di Gadara e l'ho già scritto sopra: non si deve avere paura degli dei, né della morte, il dolore è sopportabile e la felicità è raggiungibile.
A questa magnifica opera etica però Epicuro aggiunge pure una fisica degna di grandissima rispetto. Il porcello del giardino infatti trova le spiegazioni nelle cose attraverso gli atomi (guarda guarda proprio come nella chimica/fisica moderna) e con un sistema rigorosamente empirico (basato cioè sull'esperienza). Al contrario di Platone il Coglione che doveva sempre mettersi a raccontare le favole per spiegare qualsiasi cosa (della serie i bambini li porta la cicogna).
Interessantissimo e attuale è come Epicuro considera la morte. Essa per lui non è di alcun fastidio, né se ne deve avere paura. Se infatti la vita è sensazione, percezione, cosa è la morte se non l'assenza di questi? Perciò, se siete morti non preoccupatevi, non sentirete nulla. Diverso invece è per coloro che distillano la loro morte per tutta la vita, pensando troppo al futuro e rimpiangendo il passato, loro si che soffrono. Il bravo Orazio ce lo insegna: Carpe diem: quam minimum credula postero.
Un mito da sfatare di Epicuro è quello che fosse ateo. Ateo, come dice il termine è colui senza dio e nell'accezione moderna, colui che nega l'esistenza della divinità. Ora, il filosofo del giardino non fa niente di tutto questo ma pone gli dei su un piano orizzontale e immanente, questi esistono, ma sono nascosti negli spazi tra i mondi e fanno, diciamocelo, i beati cazzi loro. A questi dei mondani corrispondono anche degli ideali altrettanto mondani: il Bene e il Male sono infatti sfumati nei più larghi buono e cattivo. Il primo, che aiuta a raggiungere la felicità, il secondo che ostacola questo fine. Il primo collegato all'assenza di dolore, il secondo al dolore stesso. Potrei scrivere ancora moltissimo, ma mi fermo qua, la cosa potrebbe diventare veramente troppo prolissa.

Lo Stoicismo

"Il tuo compito nella vita è recitare nobilmente
la parte che ti è stata assegnata. Quanto
alla scelta di essa, questo è compito di un altro."
Epitteto, Manuale 17


Purtroppo qui si toccano dolenti note. Lo stoicismo, scuola filosofica che attraversa cinque secoli di storia, è tra i maggiori cardini del cristianesimo, dell'obbedienza e della sottomissione assieme a Platone e ovviamente al Cristianesimo stesso, in particolare Paolo di Tarso. Tralasciando la logica, della quale non me ne importa niente, passiamo alla fisica. Per gli stoici la materia informe è modellata da un fuoco etereo universale. L'universo è un processo ciclico, continuo, ripetitivo all'infinito: Il fuoco raffreddandosi da origine alla materia e alla fine di un ciclo ritorna al suo stato primitivo e originale con un'enorme conflagrazione. E di lì si riparte, in un infinito ciclo di esplosioni e rinascite. Ora Questo è importante per capire anche l'etica stoica. Innanzitutto, per gli stoici Dio è questo principio attivo, questa mente divina ed è immanente in tutte le cose, che le governa con il fato (necessità) e provvidenza (razionalità). Per questo le cose non possono andare che bene, perché tutto è governato secondo ragione e necessità. Il male non esiste, è solo un mezzo per l'attuazione del bene superiore. I mondi si ripetono esattamente nello stesso identico modo, perché quel mondo è il migliore e cambiando sarebbe necessariamente peggiore. Il saggio stoico deve quindi accettare il destino con piena consapevolezza, deve essere indifferente alle passioni e vivere secondo natura. Ora, soffermiamoci un attimo sul concetto del destino. Se ogni mondo si ripete ugualmente perché è il migliore, cosa ne consegue? Che non c'è libero arbitrio. E se non c'è libero arbitrio dov'è l'utilità della filosofia e delle'etica? Nel saper obbedire meglio? Ma fammi il piacere Zenone!

Edited by Il Padrino_O - 28/11/2007, 23:21
 
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