due traduzioni di Virgilio, Titiro e Melibeo (ecloghe) e il Furor di Didone (Eneide)

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BM's
view post Posted on 12/9/2007, 22:10




Bucoliche, Ecloga I

Melibeo:
O Titiro, tu che stai sdraiato sotto l'ombra di un ampio faggio
componi un canto silvestre col sottile zufolo;
noi lasciamo i territori della patria e i dolci campi,
noi fuggiamo dalla patria; tu, o Titiro, abbandonato all'ombra
insegni ai boschi a riecheggiare (il nome della) bella Amarillide.

Titiro:
O Melibeo, un dio ha fatto questa pace per noi:
e infatti quello per me sarà sempre un dio;
un tenero agnello spesso dai nostri ovili bagnerà la sua ara.
Quello ha permesso che i miei bovi pascolassero, come vedi,
e che io stesso componga ciò che voglio con il calamo agreste.

Melibeo:
Certamente non ti invidio; piuttosto mi meraviglio: dovunque
in tutti i campi a tal punto c'è scompiglio. Ecco io stesso
spingo avanti a malincuore le caprette; questa, o Titiro, la porto a stento:
qui poco fa infatti tra i densi corbezzoli lasciò due gemelli,
speranza del gregge!, partoriti sulla nuda pietra.
Spesso mi ricordo la quercia toccata dal fulmine predire a noi questa
disgrazia,
se la mente non fosse stata così sciocca,
(spesso lo diceva la sinistra cornacchia dal leccio cavo).
Ma tuttavia, Titiro, dicci chi sia questo dio.

Titiro:
Io stolto, Melibeo, credevo che la città, che chiamano Roma,
(fosse) simile a questa nostra, dove spesso noi pastori
siamo soliti portare i teneri piccoli dei greggi.
Così io sapevo i cuccioli simili alle cagne, così i capretti alle madri;
così ero solito paragonare le cose grandi alle piccole.
Ma questa città svetta tra le altre tanto
Quanto sono soliti (fare) i cipressi tra i flessibili viburni.

Melibeo:
E quale grande motivo fu la causa di vedere Roma?

Titiro:
La libertà, che (sebbene) tardiva tuttavia mi vide inerte,
dopoché la barba cadeva sempre più bianca a me che la tagliavo;
tuttavia mi vide e giunse dopo lungo tempo,
dopoché mi ha amato Amarillide, (e) Galatea mi ha lasciato.
Infatti, lo ammetterò, finché Galatea mi amava
Non c'era speranza di libertà, ne cura del gregge.
Sebbene molte vittime uscissero dai miei recinti,
e un ricco formaggio fosse pressato per la città ingrata,
mai la mia (mano) destra tornava a casa pesante di denaro.

Melibeo:
Mi meravigliavo che la mesta Amarillide invocasse gli dei,
per chi lasciavi pendere ciascun frutto sull'albero:
Titiro era lontano da qui. Gli stessi pini, Titiro,
le stesse fonti , questi stessi arbusti ti invocavano.

Titiro:
Che fare? Non mi era lecito uscire dalla schiavitù,
ne conoscere altrove dei tanto benevoli.
Qui vidi quel giovane, o Melibeo,
per il quale i nostri altari ogni anno fumano per dodici giorni;
qui quello per primo dette la risposta a me che chiedevo:
"Pascolate come prima i bovi, garzoni; soggiogate i tori".

Melibeo:
Fortunato vecchio, dunque i tuoi campi rimarranno,
e (saranno) grandi abbastanza per te, sebbene la nuda pietra
e la palude ricopra tutti i pascoli con il giunco fangoso.
Pascoli sconosciuti non danneggeranno le pecore gravide,
né il contagio del gregge vicino (ti) nuocerà.
Fortunato vecchio, qui tra i fiumi noti
E le fonti sacre prenderai la frescura ombrosa;
qui per te, come sempre, dal confine vicino la siepe
succhiata dalle api Iblee per quanto riguarda il fiore del salice,
spesso ti persuaderà a prendere sonno con il lieve ronzio;
qui sotto l'alta rupe il potatore canterà all'aria,
ne tuttavia nel frattempo le roche colombe., tua delizia,
ne la tortora dall'alto olmo cesserà di gemere.

Titiro:
Prima dunque i cervi leggeri pascoleranno nell'aria
E il mare lascerà sulla spiaggia i pesci a secco,
e prima, avendo vagato per entrambi i territori,
il Parto esule berrà all'Arari e la Germania (bagnerà) il Tigri,
che il volto di quello sia cancellato dal nostro cuore.

Melibeo:
Invece di noi alcuni andranno dagli Afri assetati,
una parte verrà alla Scizia e all'Oasse vorticoso di fango
o ai Britanni del tutto isolati dal resto del mondo.
. . .
Un soldato empio avrà questi campi tanto coltivati,
un barbaro queste messi: ecco, dove la discordia
porta i miseri cittadini; per questi noi abbiamo seminato i campi!
Ora Melibeo innesta i peri, poni in ordine le viti!
Andate caprette mie, una volta gregge felice.
Io non vi vedrò più d'ora in avanti, sdraiato in una grotta ombrosa,
pendere da lontano da una rupe cespugliosa;
non canterò nessun canto; caprette, mentre vi pascolo,
non brucherete il citiso in fiore o i salici amari.

Titiro:
Tuttavia avresti potuto riposare qui con me questa notte
Sopra le fronde verdi: ho frutti dolci,
castagne morbide e abbondante formaggio,
e ormai in lontananza fumano i caminetti
e le ombre cadono sempre più lunghe dai monti.


Furor di Didone

Ma la regina (chi può ingannare chi ama?)
presentì tutto e s'accorse per prima di ciò che accadeva:
timorosa com'era di tutto, persino di quello
che più pareva sicuro. L'empia Fama in persona
disse che si allestiva la flotta per la partenza.
Folle d'amore, l'anima smarrita, dà in ismanie,
erra per la città fuori di sé, baccante
eccitata come una Menade quando infuria la festa,
quando al grido di Bacco la stimolano le orge
che vengono soltanto ogni tre anni, quando
il Citerone a notte la chiama con molto clamore.
Infine parla ad Enea per prima, così:
"Perfido, e tu speravi persino di nascondere
tanto male e partire dalla mia terra in silenzio?
Non ti trattiene il nostro amore, la mano
che un giorno ti fu concessa, Didone che sta
per morire di morte crudele? E invece tu
sotto le stelle invernali prepari la flotta
e ti affretti a solcare l'alto mare, tra i venti
terribili, o malvagio. E perché? Se corressi
non verso terre straniere, verso paesi che ignori,
ma fosse ancora in piedi l'antica Troia, andresti
a Troia con la flotta per l'ondoso mare?
Fuggiresti da me? Per questo mio pianto
e per la tua mano, per gli Imenei incominciati
e per la nostra unione, se ho meritato di te
in qualche modo, se cara ti fu qualcosa di me,
abbi pietà della casa che crolla, lo vedi, e abbandona
questo pensiero, ti prego, se si può ancora pregarti.
Le genti di Libia mi odiano a causa di te,
i tiranni numidi mi odiano a causa di te,
persino i Tiri mi odiano a causa di te;
a causa di te il pudore è morto, è morta la fama
per la quale soltanto arrivavo alle stelle.
A chi moribonda mi lasci? O Enea, ospite! Ospite!
Soltanto questo nome posso dare a colui
che un tempo chiamavo marito. Ma allora?
Forse attendo il fratello Pigmalione che bruci
le mie mura, o il re Jarba che mi porti in Getulia
schiava? Oh, se prima della tua fuga avessi
avuto almeno un figlio da te, un piccolo Enea
che per le sale giocasse e ti ricordasse
all'aspetto! Oh, che allora, non mi parrebbe del tutto
d'essere abbandonata e d'essere stata ingannata!"
 
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- trans + alpini
view post Posted on 12/9/2007, 23:38




a giulia stai un pò alla frutta...mo fai pure le versioni dell'anno scorso...e daje se le cercano...
 
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BM's
view post Posted on 13/9/2007, 18:45




volevo riempire un po' queste sezioni..e poi sono traduzioni personalmente selezionate! mica le prime che trovano.. :D
 
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2 replies since 12/9/2007, 22:10   2930 views
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